di Nicoletta Cutillo

La vita di un cane, pur essendo, ahimè, troppo corta rispetto alla vita di un uomo è tuttavia sufficientemente lunga da accompagnarci per un bel pezzo di strada.

Per chi, come la sottoscritta, lavora con i cani da molti anni non è raro vedere bambini che diventano uomini, che dapprima accompagnavano il papà poi, magari venivano a lavare il cane con la “ragazzetta” e, perché no, infine, insieme con il primogenito ad accompagnare il cagnolino, ormai diventato vecchio.

Di storie se ne potrebbero raccontare molte e senza dubbio ciascuna interessante a modo proprio: storie di vite normali, storie di cani vissuti accanto a persone comuni o a persone importanti.

Pochi sanno che anche alcuni personaggi importanti nella storia della Chiesa hanno condiviso alcuni momenti della loro vita con “anime” a quattro zampe.

San Rocco, prima di tutti, viene rappresentato sempre con un cane. Era “Reste” un cane da caccia che, quotidianamente, portava un tozzo di pane al giovane Rocco malato e sofferente, nascosto in un rifugio nel bosco. Grazie alla sua azione, il santo viene salvato, e il legame santo-cane rimarrà fino alla morte (si dice che il cane morì un solo giorno prima del santo).

Un altro santo che viene rappresentato con al fianco un quattro-zampe, è San Giovanni Bosco, che, si racconta, viene salvato da alcuni malintenzionati da “il Grigio”.

Tanti altri santi sono raffigurati con i cani (venivano seguiti dal fedele amico nel loro percorso e venivano da loro aiutati, quasi fosse un co-protagonista della storia di santità): Santa Adeloga, con un Weimaraner; San Bernardo di Aosta con, presumibilmente, un Bovaro Svizzero che poi in onore al Santo fu chiamato appunto San Bernardo; Santa Cristina di Bolsena con una cagnolina meticcia; Sant’Egidio con un cane da caccia (forse un Bracco Italiano), solo per citarne alcuni. Si ricorda Santa Francesca Romana che si circondava di cani e gatti e altri, che hanno accanto cani rabbiosi, che riescono a guarire.

Naturalmente, non per ultimo, è da ricordare Padre Pio che, con i confratelli, ospitava nel convento un grosso cane da guardia, tipo Pastore Tedesco, il quale, essendo abbastanza aggressivo, veniva tenuto legato durante il giorno per poi essere sciolto di sera per tenere lontani eventuali malintenzionati. Ebbene, sembra che il cagnone, non appena slegato, corresse senza indugio alla ricerca di Padre Pio per fargli moltissime feste venendo da lui ricambiato,

Per terminare, merita di essere raccontata la storia di San Guinefort.

Era un cane levriere vissuto nel XIII secolo. Secondo la leggenda, il cane era di guardia in un castello dove il cavaliere suo padrone viveva col figlio, di pochi mesi. Tornando un giorno dalla caccia, il cavaliere vide che la stanza del figlio era stata messa a soqquadro, con la culla rovesciata, mentre il cane aveva le zanne insanguinate. Del bambino, ancora in fasce, non v’era traccia. Credendo che il cane lo avesse sbranato, egli lo uccise immediatamente con la sua spada; tuttavia, poco dopo sentì il bambino piangere e lo trovò illeso sotto la culla, assieme ad una vipera uccisa dal cane. Esso, dunque, era stato protagonista di una lotta non per fare male al bambino, ma per salvargli la vita.

Una volta scoperto l’errore, con pentimento il cavaliere seppellì il cane in una tomba coperta di pietre, e il luogo divenne meta di pellegrinaggi; in breve tempo si creò un fenomeno insolito, dove numerosi ex voto venivano portati al santo-cane in ringraziamento dei miracoli e delle grazie che, secondo i popolani, compiva, soprattutto per la tutela dei bambini.

Il suo culto, proibito più volte, persistette a tutte le condanne e venne abolito definitivamente solo negli anni trenta del XX secolo dalla Chiesa cattolica.

 

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