di Luigi Proietti Orzella
Meravigliosa mattinata al Campo “A. Fuso”. Da scaldarsi il cuore, nel vedere tanta gente per bene che si impegna affinché nessuno resti escluso. Vecchi campioni e campioni in erba che uniti giocano e si divertono. Un plauso a chi ha organizzato questa manifestazione. Porterò per sempre nella memoria il piccolo, tenero pugile Francesco, Fabio Bottazzini, Alessandro Bascetta e i suoi ragazzi del “Rugby Integrato”. Grazie.
Vedendo quella magnifica folla di bambini e di adolescenti ho rivissuto quell’epoca in cui dall’infanzia stavo entrando nella pubertà, a Ostia, dove ho abitato fino a 13 anni. Nella caserma delle Fiamme Gialle ogni anno si teneva una leva per aspiranti atleti che durava l’intera mattinata. Io ero uno di quelli. Che bella giornata passai. La prova si svolgeva su tre discipline: sugli 80 mt, sui 600 mt e sul salto in lungo. Gareggiai con ottimi risultati ed arrivai secondo in tutte e tre le prove, dietro ad uno che le vinse tutte ma che, seppi poi, si allenava in caserma da mesi. Questo mitigò in parte la mia delusione per non aver vinto. Mi sarei rifatto. Ma il destino fu diverso: tornai a Ciampino. Di solito si guarda alla propria gioventù con nostalgia, affermando spesso che si stava meglio. Ma ripensando bene a quell’epoca (era il 1967) mi rendo conto di differenze fondamentali con il presente: la prima è che a quelle leve eravamo tutti maschi. La seconda è che di personcine affette da disabilità tra noi non ce n’era ombra. Erano celate. Erano tempi bigotti. Lo sport era soprattutto per i maschietti. Le femmine che lo praticavano erano poche, di “buona famiglia”, che magari andavano a nuoto, a cavallo o a sciare. Le altre stavano a studiare, aiutavano le mamme e poi scendevano a giocare e difficilmente si giocava promiscui. Riguardo i bimbi disabili, poi, non si vedevano mai giocare con gli altri. Passavano le giornate in casa. In tanti casi, il loro destino era un Istituto. Non c’era l’inclusione sociale che esiste ai giorni nostri. E’ per questo che mi è piaciuto. Ho parlato con la dolce mamma di Francesco e non ho percepito traccia di quella ricerca di pietà che sentivo forte da parte delle mamme di bimbi che non erano normodotati quando parlavano con mia madre. Addirittura, da piccolo, sentii parlare, come causa della disabilità, di punizione “Divina”. Erano molto più rare le persone come Alessandro Bascetta e quelli che, come lui, dedicano la vita ai disabili. 42 anni, questo ragazzone, massiccio, è un ex rugbista che ha militato in serie A. Dal 2005 è il responsabile del settore Scuola e Rugby Integrato della Federazione Italiana Rugby. Il suo lavoro è organizzare realtà dove giochino insieme normodotati e persone con disabilità. Impegno altamente educativo ed inclusivo, il cui motto è: “Con l’avversario e non contro”.