di Alberto Podda
In questi giorni si parla molto di aurore boreali visibili guardando il cielo verso nord. Praticamente il sole espelle materiale interno che si perde nello spazio ma vediamo come.
Il suolo solare è la fotosfera con la parte lucente caratterizzata da miliardi di bolle grandi all’incirca come la Francia, chiamate granuli solari. Queste hanno una durata media di una dozzina di minuti (3 minuti più o meno) poi emergono quelli successivi. In questo… oceano globale di granuli solari compaiono occasionali aree scure chiamate macchie solari e pori solari, qualora puntiformi. Un loro fitto raggruppamento prende il nome di regione attiva.
Con un oculare specifico per qualsiasi strumento ottico noi vediamo ciò che possiamo definire l’atmosfera di rivestimento sopra la fotosfera: la cromosfera. Si notano le spicole, coni di fiamma che rendono dentellato il bordo solare. Dentro l’immagine telescopica le spicole sembrano come peluria. Fenomeni occasionali sono le esplosioni solari ai bordi e, nell’immagine telescopica, i brillamenti.
Sia le regioni attive ma soprattutto i brillamenti sono osservati speciali. Praticamente all’interno del sole c’è uno strato periferico: lo strato convettivo dove le correnti in discesa verso l’interno contrastano il materiale dello strato radiativo più interno che vorrebbe uscire, in parte composto da dannosi raggi gamma e raggi X. Quando allo strato convettivo si creano lesioni, si aprono dei varchi e il materiale interno ne approfitta e si libera per poi perdersi nello spazio.
Le esplosioni ai bordi e i brillamenti visibili al centro a sinistra dell’immagine telescopica non preoccupano. Viceversa, quelli al centro a destra rappresentano i varchi dove il materiale fuoruscito è destinato ad investire la Terra. Il campo magnetico terrestre riesce a deviarlo ma poi la sua attrazione, a questo materiale solare allontanato, ne richiama una piccola parte e ricade sui poli. Così noi vediamo queste sorte di nubi lucenti colorate. Il cielo d’inverno scandinavo n’è costantemente segnato e vengono prodotte centinaia di foto ed immagini per farne un’attrattiva turistica.
Ad ogni modo, alla vista di un brillamento preoccupante, gli astronauti in passeggiata spaziale pienamente esposti oltre lo strato atmosferico terrestre, vengono intimati di rientrare in astronave per proteggersi. In caso di attività solare marcata possono verificarsi dei black-out ai centri abitati e avarie agli aerei. Per assurdo, supponiamo di immaginare in caso di guerra che uno stato decida di lanciare un missile verso un preciso obiettivo strategico. Questo viene guidato da un sistema di satelliti ma con l’arrivo di una tempesta solare vengono disturbati, alterati ed il missile va a finire su una città di gente innocente.
Nel 1859 un certo Richard Carrington stava osservando il sole col cannocchiale con l’immagine solare su un foglio. D’improvviso vide un forte bagliore ma non sapeva a chi raccontarlo. Dopo alcune ore si bruciarono le linee dei telegrafi che a quei tempi rappresentavano la prima testimonianza di un’era tecnologica. Questa umanità di adesso dipende molto dall’elettronica e se avvenisse un nuovo evento di Carrington, dovremmo stare per settimane al lume di candela, fare i calcoli con penna e carta e spostarsi a piedi o a cavallo. Tutti i computer saltati! Una volta ero all’ufficio postale e i computer non funzionavano. Gli impiegati hanno incrociato le braccia. Chiesi per informazione se, in caso di sistema di computer saltato si potesse procedere a mano. È vero che il tutto procede più a rilento ma comunque procede. Mi suggerirono di formulare un reclamo scritto.
Così per cercare di contrastare questi problemi, sta sorgendo la necessità di uno “space weather”, un bollettino meteorologico spaziale che ci informa per tempo quando correre ai ripari. Le aurore boreali? Una componente dal mero aspetto estetico per poter stare a guardare il cielo a bocca aperta.