di Leonardo Vitucci
Al giorno d’oggi, i social network si stanno rivelando utili nel socializzare e nell’intrattenimento, ma è veramente produttivo questo utilizzo eccessivo?
Stiamo vivendo l’anno 2024 e ci troviamo in piena Era Digitale. Se prima, il cellulare veniva utilizzato solamente per chiamare o per emergenze, oggi è diventato molto, ma molto di più rispetto ad un oggetto che dovrebbe essere utilizzato per necessità.
Questo strumento tecnologico ci permette di essere sempre connessi con tutto il mondo e tutti noi siamo muniti di uno smartphone di ultima generazione. E’ sempre più raro, quasi insolito, sentire che qualcuno non ha un telefono che si connetta ad Internet o che non abbia l’applicazione di messaggistica, chiamata: “WhatsApp”.
Quando ci troviamo seduti ad aspettare la metropolitana, il treno, l’autobus o siamo in una qualsiasi sala d’aspetto, la prima cosa che, alla stragrande maggioranza di noi, ci viene in mente di fare pur di far scorrere il tempo è proprio quella di estrarre il nostro cellulare dalla nostra tasca, sbloccare lo schermo e cominciare il nostro viaggio nello sconfinato mondo della rete, muniti di questo “piccolo computer tascabile”. Attività che si usavano tempo fa per passare il tempo, come leggere un libro, un giornale, una rivista, giocare alle parole crociate, disegnare o anche solo guardarsi attorno, per incuriosirci dell’ambiente che ci circonda sembrerebbero essere “passate di moda.
Per non annoiarci, ci cimentiamo nei giochi delle applicazioni di gaming o scorriamo la home dei vari social che abbiamo scaricato sul nostro cellulare, tant’è che sembrerebbe essere istintivo spendere minuti con gli occhi fissi sullo smartphone.
Spesso e volentieri, la nostra curiosità si orienta al mondo dei social network. Questi portali ci permettono di chattare, conoscere gente nuova (anche molto lontana), tenerci in contatto con amici e parenti, pubblicare fotografie, riprese, brevi video musicali, aggiornare il nostro profilo, permettere di far conoscere un nostro talento, interessi, imprimere dei nostri ricordi (tanto da sostituire i più tradizionali album nei quali raccoglievamo le fotografie) ed intrattenere il nostro tempo libero, scorrendo con il nostro indice sullo schermo, guardando fotografie, video e curiosità di ogni genere.
Di certo, avere a nostra disposizione questi strumenti e queste opportunità ha semplificato (e non poco) il nostro modo di vivere la quotidianità di tutti i giorni, però se osservassimo meglio il lato opposto della medaglia, ci accorgeremo che tutta questa tecnologia si sta rivelando molto deleteria al nostro modo di socializzare e di vivere il mondo.
Questi social network sono diventati il nostro “diario segreto”, in un certo senso. Ma segreto, in un certo senso, visto che ci ritroviamo anche a sacrificare la nostra intimità, pur di pubblicare qualcosa e di far sapere cosa facciamo, dove siamo andati e cosa abbiamo mangiato. Facciamo sapere tutto a tutti, rendendo ciò che dovrebbe essere privato e lontano da occhi indiscreti, pubblico a tutti gli effetti. Adesso, è il nostro profilo social a fornire il nostro biglietto da visita agli altri.
C’è poi chi necessita di attenzioni e vorrebbe essere illuminato dalla luce dei riflettori, grazie alla potenza che il più semplice “like” può dare, il che raccogliendoli tutti insieme, permettono di dare rilevanza ad una nostra fotografia o a qualcosa che pubblichiamo. Apparire sembrerebbe essere la parola d’ordine, oppure (meglio): “Essere influenti”.
Più raccogli like, più sei sulla bocca di tutti e riscuoti consensi. Ma alla fine, è davvero così giusto sacrificare il nostro privato o la nostra immagine, pur di essere popolari? Esiste anche un vero e proprio dubbio, riguardo a ciò che portiamo sui social network: “Essere o apparire?”
C’è anche chi, grazie alla potenza di questi strumenti, è riuscito ad andare ben oltre, costruendo una professione, dei marchi, delle opportunità per andare in televisione, pubblicare dei libri e impattare nella testa delle persone (soprattutto, in quella dei più giovani), mediante il proprio pensiero.
Stiamo perdendo il senso della semplicità delle piccole cose ed il bello della conversazione. Stiamo diventando, in un certo senso, “apatici” agli altri, come se chinare lo sguardo alla luce emessa dallo schermo del nostro smartphone nasconda la nostra faccia, come gli struzzi quando mettono la testa sotto terra.
Ci sentiamo influenzati dal pensiero di alcuni personaggi, i quali stanno riscuotendo successo e consensi grazie a questi portali, ma abbiamo perso la bellezza di vivere alcune attività, le quali sembrerebbero essere superate, a causa del prepotente arrivo della modernità. E’ calata la nostra soglia dell’attenzione e sembra che non riusciamo più ad ascoltare o a guardare altrove, visto che a far successo sono i brevi video di TikTok. Un’operazione “mordi e fuggi”, la quale sembrerebbe avere più presa, rispetto ad un video che supera anche solo i cinque minuti.
Stringere contatti con nuove persone è molto carino, ma anche qui sembra che i social network abbiano influenzato molto il nostro modo di cercare dei nuovi amici ed un partner amoroso, perché trascorriamo molto tempo a chattare e a battere le nostre dita su una tastiera, ma utilizziamo poco tempo e poche opportunità nel fare interazione faccia a faccia. Ci muoviamo di meno, perché grazie a queste applicazioni gratuite, possiamo inviare messaggi scritti, vocali, immagini e videochiamate in qualsiasi momento ed in ogni dove, ma poi dal vivo si parla poco.
In un certo senso, siamo molto più connessi e facilitati nel fare qualsiasi cosa, ma siamo anche altrettanto più soli che mai. Siamo quasi come ipnotizzati dalle molte funzioni che questo cellulare può offrire. L’Era Digitale ci ha permesso di azzerare distanze e confini, ma ci ha fatti sentire veramente soli e limitati in un certo senso, perché sono la nostra fantasia e la nostra voglia di appagarci, grazie alle cose più semplici, ad essere venute meno, tant’è che anche nei bambini questo fenomeno si allarga, con genitori che raccolgono filmati, postano fotografie e rendono i loro figli famosi a suon di visualizzazioni. Ma tutto questo è giusto? E’ consono lasciare un oggetto del genere in mano ad un bambino, sin dalla tenera età? E’ giusto postare tutto quello che accade ai nostri bimbi sui nostri profili, nonostante i pericoli che si nascondono nella rete?
Ciò che è certo è che il progresso continuerà ad essere sempre più influente, mettendo a nostra disposizione sempre più strumenti ed opportunità per semplificare il nostro modo di vivere, ma uno sguardo cadrà sempre sul passato. E’ sbagliato vivere e coccolarsi nei ricordi, ma la semplicità ed il “poco” con cui ci si divertiva e si viveva tanto tempo fa dividerà sempre la platea: “Adesso abbiamo è più facile” contro chi pensa che “si stava meglio, quando si stava peggio”.