di Marco Moretti
Da una racconto di una mia carissima cugina che vive a Bologna
La Ciampino di oggi, cioè del terzo millennio, non ha niente che lasci immaginare la Ciampino degli anni 30 del 1900.
Allora piccole ville di un castigato stile Liberty si dipanavano qua e là lungo le strade campestri che si allungavano a raggiera partendo dalla piazza della Chiesa; essa erano per lo più delimitate ai lati da fossati erbosi densi di erbe aromatiche, di rughetta e di vari tipi di cicorie. Ogni villetta aveva il suo giardino con recinto e cancelletto che le conferiva un’aria di privacy e quasi di mistero.
Pochi ed essenziali i negozi: una panetteria, una o due salumerie ed una macelleria. Per l’acquisto del pesce si aspettava l’arrivo settimanale di un certo “Pallottino” che fornito di una bicicletta e un canestro pieno di pesce, attaccato al manubrio, portava non solo il sapore ma anche l’odore del pesce di Anzio appena pescato.
Confidenziali e quasi familiari erano i rapporti degli acquirenti con i negozianti, conciliaboli giornalieri di muta comprensione sancivano quasi un’amicizia. Gli esigui abitanti di Ciampino, per lo più vignaioli, piccoli impiegati o lavoranti presso l’Aeroporto, punto nevralgico della località, dovevano fare quotidianamente i conti con il portafoglio, cioè con la scarsezza di denaro disponibile, per cui ogni negoziante aveva il libro dei conti su cui segnava con una matita, legata al libro stesso o sistemata per l’occasione dietro l’orecchio, il prezzo dei generi alimentari comperati e riscuotibile solo a fine mese, dato che quasi ogni abitante faceva debito.
Che differenza dagli asettici Supermercati di oggi forniti di ogni genere alimentarie e di varie leccornie.
Io negli anni trenta frequentavo le classi elementari insieme ad altre bambine provenienti dalla vicina aperta campagna. Acqua Acetosa e Morena. Dove? Ciampino si avvaleva di un lussuoso Collegio per giovinette di famiglie facoltose della vicina Roma e di altre città. Il Collegio o Educandato era tenuto da monache spagnole “Le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù”. Era veramente una dimora elegante con all’interno ampi giardini protetti da muraglioni, da cui si avvertivano solo le voci allegre delle educande in ricreazione. Tra le giovani ospiti c’era allora anche la figlia Elettra di Guglielmo Marconi ed altre ragazze di famiglie benestanti.
Non essendoci a Ciampino una scuola elementare per il piccolo numero di bambine residenti, le suore cedettero una piccola parte del loro grande Collegio e quelle, qualificate come maestre, tenevano le lezioni per le classi elementari.
Si andava a scuola con un grembiule a quadretti bianchi e blu, fornito di un collettino bianco con fiocco, e di un cestino di paglia per la merenda. L’orario era continuato: a pranzo ci veniva servita una ciottola di minestra brodosa, un pezzo di pane e tre o quattro fichi secchi. La merenda si portava nel paniere e le bambine più povere, ricordo, che guardavano quello delle più benestanti dove faceva bella mostra di sé qualche leccornia. Altro che le molteplici merendine dei bambini di oggi!
Allora imperava pane olio e sale, pane con qualche goccia di vino e zucchero, pane e pomodoro o tutt’al più qualche frittatina. A ripensarci adesso era un mondo arcaico, di una semplicità agreste e genuina. Le stagioni scandivano il tempo ed il giorno e la notte le ore pausate dal suono delle campane della chiesa rimasta anche oggi testimone di un mondo scomparso. (segue)