di Francesco Rozzo
Sono all’ordine del giorno le aggressioni fisiche e verbali rivolte a medici, infermieri ed operatori sanitari. Un bollettino di guerra ormai. L’ultima, avvenuta lo scorso 4 settembre, nel reparto di chirurgia toracica del policlinico Riuniti di Foggia, dove tre infermieri sono stati assaliti, a suon di calci e pugni, da due ragazzi a seguito del decesso della giovane Natasha dopo un intervento chirurgico. Una reazione di questa portata ha costretto i tre OSS a rifugiarsi in una sala blindata dello stesso ospedale per proteggersi da eventuali e pericolose degenerazioni. Un’immagine, questa, che ha indignato non poco l’opinione pubblica, assolutamente intollerabile un gesto di simile categoria, privo di umanità e rispetto nei confronti di coloro che, con dedizione, impegno e sacrificio, tutti i giorni lavorano per salvare vite. Comprensibile il forte dispiacere degli aggressori per la perdita di un parente, ma nulla giustifica la violenza. Perché siamo arrivati a questi livelli? Proviamo ad estendere il raggio d’azione. Tutti noi abbiamo impresse nella mente le immagini, in tempo di pandemia, delle corsie degli ospedali strapiene di pazienti, ci ricordiamo i medici che facevano turni ininterrotti pur di garantire il servizio di assistenza. Li chiamavamo “eroi, angeli” ed ancora tutt’oggi li definiamo così, senza però supportarli. Dobbiamo consentire loro di operare in condizioni di sicurezza: scaricare su di essi le conseguenze dell’inefficienza del sistema è inammissibile. Primario, deve essere il potenziamento degli organi di vigilanza al fine di tutelare l’integrità fisica delle persone che svolgono le loro legittime e regolari attività. Per il resto, la sanità deve tornare ad essere finanziata mediante ingenti e strutturali risorse economiche. Quest’ultima, negli ultimi trent’anni, è stata vittima di tagli e trascuratezza. Occorrerebbe stabilire un piano di ripresa serio e coraggioso, attraverso una politica compatta e coesa, capace di mettere da parte ideologismi personali a favore di un programma comune, finalizzato a garantire, nel migliore dei modi, il bene primario di tutti i cittadini: la salute. Il tema, nella sua interezza, è estremamente complesso e i mezzi economici a disposizione sono tremendamente esigui. Il sistema sanitario necessita di nuove strutture, nuovi impianti. Servirebbe modificare, possibilmente aumentandoli, gli stipendi da fame che percepiscono i nostri operatori sanitari, visibilmente scarni rispetto alle elevate retribuzioni estere. In sostanza, il cambio di rotta deve essere drastico altrimenti commenteremo sempre più frequentemente avvenimenti di questa dimensione.