di Michele Concilio

Prima o poi una via, meglio ancora una piazza, e, perché no, magari un monumento, al Pignatelli la città di Ciampino dovrà dedicargli.

Sì, è vero, adiacente alla chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, una via che porta tale nome esiste già.

Ma l’intitolazione di questa arteria cittadina rimanda alla figura della principessa Pignatelli, la quale, altri non è che la madre del cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte, il personaggio cui si allude in apertura di questo scritto.

L’intitolazione di questa via avvenne, dietro proposta dell’allora parroco, il clarettiano padre Giuseppe Mañanet, con il beneplacito del Comune di Marino, nel 1947 in occasione della posa della lapide ai Caduti sulla facciata della Chiesa, il tutto per celebrare il 25°della posa della prima pietra della parrocchiale stessa.

A parte l’intitolazione della via (già via Generale Guidoni), peraltro non al cardinale ma, come detto, alla mamma Principessa Pignatelli, si può solo aggiungere l’oratorio della parrocchia di Piazza della Pace e, per convenzione, il cortile interno alla parrocchia, intitolatogli nel dicembre del 2008 dall’allora parroco don Carlo Passamonti, che provvide a far apporre una lapide nella quale si esprime la gratitudine per l’opera pastorale svolta dal cardinale in Ciampino.

Decisamente non molto, se raffrontato all’operosità dell’alto prelato.

Per dirla tutta, senza la tenacia e la generosità del Cardinale Pignatelli, Ciampino avrebbe avuto altro, ma non il bel complesso del Sacro Cuore.

Intanto qualche dato biografico che aiuta ad inquadrare meglio la persona.

Gennaro Granito Pignatelli principe di Belmonte nasce a Napoli il 10 aprile del 1851 da Angelo Granito, marchese di Castellabate e da Paolina Francesca Pignatelli, principessa di Belmonte.

Curioso il particolare che il futuro cardinale, che fu vescovo della Diocesi di Albano per oltre trent’anni dal 1915 al 1948, anno della sua scomparsa, sia da tutti ricordato anziché, come norma e prassi, con il cognome paterno con quello materno, forse ciò dovuto alla maggiore importanza nobiliare della mamma.

Di certo la sua è una provenienza aristocratica e pure sotto il profilo economico molto benestante, come attestano le larghe elargizioni caritatevoli della sua famiglia per varie esigenze pastorali, non ultima lo sforzo anche finanziario per far nascere negli anni Venti del secolo scorso la parrocchia del Sacro Cuore di Ciampino.

Come ben illustra il padre cappuccino Ilario da Teano nella biografia dedicata al presule, la sua esistenza va ricordata per il mirabile esempio di virtù cristiana. Scrive P. Ilario “Il Cardinale Granito di Belmonte nacque da famiglia ricca e nobile, ereditò molte proprietà, specialmente dalla madre, Donna Francesca di Paola Pignatelli y Aymerich, ereditiera, oriunda spagnola… 

Don Gennaro ebbe beni non solo in Italia ma anche in Ispagna; era ricco, nella sua gioventù intraprese lunghi viaggi e col titolo di Conte di Copertino visse brillantemente nella società. Ma dal momento che abbandonò il mondo e indossò l’abito talare, consacrò il cuore completamente a Dio; d’allora le ricchezze per Lui non ebbero nessun valore, le considerò come mezzo per far del bene all’umanità… visse povero, morì povero e ha voluto che la sua salma riposasse in un sepolcro di poveri religiosi … Per espressa sua disposizione, la sua salma fu inumata nella tomba dei Padri Cappuccini al Verano”.

Una testimonianza, come ben spiegato in questa biografia, che riporta tanto alla figura del poverello di Assisi.

A corollario di ciò, va aggiunto che il cardinale Pignatelli, durante tutto il suo lungo impegno come Pastore di questo territorio, seguì con interesse, direi anche passione e fatica, il sorgere del Sacro Cuore di Ciampino.

Egli aveva compreso che la chiesa, con annesso omonimo Collegio, rappresentava il fulcro non solo spirituale ma anche civico della nascente Città Giardino.

Con lungimiranza ed intelligenza aveva voluto che accanto alla parrocchia sorgesse un Istituto religioso in grado di dare sia un apporto alla parrocchia stessa, sia un punto qualificante per il nascente agglomerato urbano, sia infine un luogo dove le famiglie meno abbienti avessero potuto usufruire di un servizio di assistenza scolastica primaria.

La riuscita del suo progetto fu favorita dalla reciproca conoscenza e stima con la Congregazione religiosa spagnola delle Ancelle del Sacro Cuore, con il quale l’alto prelato probabilmente aveva relazioni amicali in sede Romana.

Quanto detto, sia pure in maniera stringata, penso contribuisca a sottolineare l’importanza di questo personaggio nella vita ciampinese, specie nelle sue fasi iniziali. Un’importanza che non ha avuto, almeno sinora, il suo giusto rilievo.

Ritengo siano maturi i tempi per una rivisitazione di questa mirabile figura di prelato. Nella diocesi di Albano pare che qualcosa si stia muovendo, sia da parte di qualche sacerdote che ne sta facendo oggetto di studio approfondito sia probabilmente da parte dello stesso vescovo, mons. Vincenzo Viva, anch’egli assai attento ai valori storico-culturali del territorio.

Su queste premesse, l’ambito ciampinese ben può rappresentare uno spazio di valorizzazione e questo scritto intende appunto esserne un primo, modesto contributo.

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