di Luigi Proietti Orzella
Il cane è un mediatore sociale. Non penso che esista, per fare conoscenza con qualcuno, un modo più facile del portare a spasso un cane. Ti dà la possibilità di ampliare le relazioni, magari ad un livello superficiale, è vero, ma prezioso.
Insomma, socializzi. Ma che poi queste relazioni potessero anche sconfinare con gente di altri Paesi, non mi era capitato mai, fino a quel giorno, erano i primi di ottobre, in cui mi trovavo al Parco Moro. Non c’era quasi nessuno, per cui ho tolto il guinzaglio alla cagnolina e l’ho fatta giocare con la palla da tennis.
A un certo punto si è avvicinato un signore, sulla settantina o forse qualcosa di più, rubizzo in viso, espressione bonaria. Ho capito subito che era straniero. Infatti, mi ha chiesto se parlassi inglese ed io ho risposto affermativamente. Ha carezzato la cagnolina mentre mi raccontava di venire dal Canada, ma che non aveva mai visto prima un cane del genere, così grazioso. Gli ho detto che era Maltese, snocciolandogli i pregi e i difetti di questo amabile esserino. Mi ha chiesto come si chiamasse: Diana, ho risposto. L’uomo ha fatto una sonora risata e poi ha aggiunto divertito per il fatto che il cane si chiamasse come la bella e sfortunata principessa inglese.
Poi, allungando la mano verso di me, si è presentato: Mark, di Ottawa, Stato dell’Ontario, capitale del Canada. Stavo per rispondergli che sapevo benissimo che Ottawa era in Ontario e che era la Capitale della sua terra. Ma poi ho riflettuto, e mi sono reso conto che il suo voleva essere un atto di cortesia perché chissà quante persone ha incontrato in Italia che non solo non sanno dove si trovi Ottawa, ma che addirittura neanche conoscono la geografia della nostra stessa penisola.
Poi ho ripensato: Mark, Ontario!! Mi è risalito in mente quello che, insieme a Tex Willer, era il mio fumetto preferito da ragazzo: “Il comandante Mark dei Lupi dell’Ontario”. Gli e l’ho detto. Non lo aveva mai sentito nominare, però trovava singolare, ma piacevole, che un eroe della mia giovinezza fosse un personaggio canadese, anche se inventato, e si chiamasse Mark, come lui. Gli ho chiesto il motivo per cui si trovasse in Italia: Turismo. Era già venuto l’anno scorso e si era trovato bene. L’unico problema era stato il dover alloggiare in un albergo a Roma, nei dintorni della Stazione Termini. Quando rientrava dalla passeggiata turistica, tremava dalla paura che lui e sua moglie potessero essere aggrediti, per cui si ritiravano sempre molto presto. Quest’anno invece hanno trovato un alloggio a Ciampino, una bella cittadina vicina a Roma e ben collegata.
Io stavo con una felpa addosso perché il cielo era coperto, non faceva caldo, mentre Mark indossava una magliettina leggera a maniche corte e non sembrava per niente sentire il fresco. Mi è venuto istintivo chiedergli come fosse il clima di Ottawa. E lui, che sembrava non aspettasse altro, mi ha propinato un breve e piacevole seminario sulla sua città: temperatura minima in inverno, circa -15°. La massima d’estate, 24° circa. Popolazione circa 1.700.000. Fu eletta Capitale del Canada dalla Regina Vittoria perché si trova all’incirca a metà strada tra Toronto (lingua prevalente inglese) e Montreal (lingua prevalente francese), ovvero tra due popolazioni sempre in attrito tra di loro. Inoltre, essendo più lontana (a quei tempi) dal confine con gli USA, era più difendibile da eventuali attacchi armati da parte degli americani che hanno sempre guardato con cupidigia le infinite risorse canadesi: petrolio, gas, carbone, uranio ed oro, legname ed allevamenti.
Mentre parlava ho percepito da parte sua poca simpatia per gli USA.
Poi mi dice: ho notato che qui tutti usate l’automobile. Noi ad Ottawa in primavera e in estate, essendo la città pianeggiante e con un clima molto mite e piacevole, si viaggia in bicicletta. Ci sono più di 150 km di percorsi ciclabili e le bici si possono noleggiare in molti punti sparsi nel centro abitato.
Gli ho chiesto se si stava trovando bene a Ciampino, che di certo non offre quello che può offrire Roma. Benissimo, mi ha risposto. Vado a Roma la mattina presto con mia moglie e facciamo un bel giro. Oppure ce ne andiamo a vedere i Castelli Romani. Torniamo a Ciampino nel pomeriggio, una doccia e poi e passiamo la serata tra di voi, bella gente, molto gentile, cordiale e ben disposta. Si mangia bene, ci sono un sacco di pizzerie e piccole trattorie, che sono quelle preferite. Si cammina bene, i vostri marciapiedi sono ben fatti ed ho visto che state mettendo a posto quelli rovinati. Anche questo Parco è grazioso.
Mentre lo ascoltavo, ero alquanto perplesso.
Invece a Roma si trovava male, continua a raccontare. Quando usciva dagli itinerari turistici, dove si svolge la vita quotidiana, la gente gli pareva infelice, scontrosa, con lo sguardo di chi sembra che gli stiano rubando dello spazio vitale. Qui a Ciampino ha la sensazione che la gente sia più allegra e viva un’esistenza calma, serena e si goda la vita in modo sano. Era serio mentre lo diceva, e ci credeva.
Ho ripensato a quelli che denigrano Ciampino, la “Città che dorme”.
Mark esprimeva, sinceramente, un opinione dal suo punto di vista.
Il concetto di “benessere” non è assoluto. Esso è sempre relativo a chi lo vive, tenendo conto del suo vissuto e dei termini di paragone che sono legati in un modo inscindibile alla propria esperienza personale.
E’ ovvio che da turisti si tende a vedere le cose in modo diverso da chi vive la quotidianità di un posto. Ma spesso, trovarsi al di sopra di una situazione, può anche aiutare ad essere più obiettivi nei giudizi.
Siamo stati insieme un’oretta e poi ci siamo salutati con simpatia.
Buon viaggio, Mark. E grazie per aver apprezzato questa nostra Città.