di Patrizia Gradito e Nicola Viceconti
Potrebbe trattarsi di un nuovo detto ciampinese derivato da una trasformazione semantica dell’antico proverbio l’unione fa la forza, noto a tutti per sottolineare il valore del gruppo per il raggiungimento di obiettivi comuni. Oppure, di una semplice battuta ripetuta per alcuni giorni dagli inquilini di uno stabile di via Pignatelli che, mettendo in comune risorse e forza lavoro, hanno mostrato a loro stessi che compiere un atto di solidarietà vale sempre la pena?
Quando uno dei condomini ha lanciato l’iniziativa di ripulire insieme e autonomamente l’androne del palazzo, inesorabilmente segnato dal tempo, la reazione è stata unanime, superando, per una volta, le prevedibili lungaggini amministrative a favore della spontaneità. Immediatamente, nel gruppo si è acceso uno slancio di cooperazione che è andato via via sviluppandosi in una efficiente organizzazione con relativa suddivisione dei compiti: per prima cosa è stato fissato un budget e realizzata una colletta per sostenere i costi dell’impresa, poi si è dato avvio ai lavori con grande entusiasmo. Qualcuno si è incaricato della gestione economica, altri dell’acquisto del materiale, mentre la manodopera disponibile è stata selezionata e rigorosamente istruita passo passo dall’esperto capo-cantiere detto “er socero” (di cui, per questioni di privacy, non è possibile svelarne il vero nome). Nel corso dei lavori si sono delineate le diverse specializzazioni: dallo stuccatore “seriale”, all’elettricista meticoloso, dall’onnipresente addetto alla rasatura, fino agli apprendisti pittori riconoscibili dalle vistose macchie di vernice sulle tute. Per tutta la durata del cantiere, che si è concluso improrogabilmente entro il mese di dicembre, gli “operai” sono stati allietati da generose pause caffè offerte dalle signore del palazzo. La soddisfazione scaturita dalla ristrutturazione, che stava prendendo forma, ha animato la decisione di abbellire ulteriormente l’androne, prevedendo nuove plafoniere, quadri e piante ornamentali: compito che le signore hanno interamente demandato alla più efficiente e attenta che si è incaricata poi degli acquisti. La fase delle pulizie ha rappresentato il tocco finale, grazie ai potenti mezzi messi a disposizione da una nuova inquilina – il mitico “vaporetto 100 gradi” – e ai prodotti miracolosi e profumatissimi di un’altra condomina. Il 29 dicembre è stata festeggiata la conclusione dei lavori con un brindisi, dolcetti e tanta allegria.
Lo stimolo a un clima positivo nei gruppi fu osservato per la prima volta da Kurt Lewin (1890-1947) in quella che lui stesso aveva definito “Interdipendenza Positiva”, basata proprio sulla “necessità di collaborazione dei membri di un gruppo al fine di raggiungere lo scopo stabilito”, che nel nostro caso è rappresentato dall’opera di “ristrutturazione dell’androne”. L’esperienza descritta presenta un atteggiamento anti-individualista, in evidente contrapposizione alla sovrastimata forza del singolo. Il lavoro di squadra in questo caso, oltre a raggiungere un obiettivo concreto, dimostra che la cooperazione e la solidarietà tra gli individui riesce a incidere nelle relazioni interpersonali, migliorando il clima del gruppo.
A pensarci bene, tutto ciò non è così scontato, le narrazioni di vita condominiale, che capita di sentire nelle sale d’attesa o alle macchinette del caffè, sono spesso un compendio del malcostume del nostro paese, se non di diatribe abbastanza noiose su questioni apparentemente irrisorie e miserie che vorremmo fare a meno di condividere. In realtà, dietro le porte chiuse di un palazzo sono tante le storie che aspettano di essere incontrate per rivelare un repertorio esistenziale in grado di superare la ripetitività dei gesti quotidiani e di schiudere opportunità impreviste di disponibilità.
In “A porte chiuse”, opera teatrale di Sartre del 1947, i personaggi vivono in una sola stanza, asfittica, senza finestre e senza specchi e interagiscono con modalità conflittuali, tormentandosi. Non si accorgono che la porta che li separa dal resto del mondo in realtà è aperta; eppure, nessuno di loro avrà la forza di attraversarla e tutti resteranno per sempre isolati e intrappolati in una dimensione alienante. Sartre invoca la capacità di scelta e il coraggio di costruire rapporti improntati alla correttezza e alla generosità.
Forse è proprio come ci suggerisce il filosofo francese, basta fare un passo sul pianerottolo delle nostre abitazioni per scoprire il tesoro di nuovi rapporti.