di Giovanni Vargiu

E anche le elezioni del giugno 2024 (si votava per il parlamento europeo e in varie regioni per le amministrative) sono andate. A Ciampino si è confermato il trend emerso nelle ultime tornate elettorali con FdI primo partito e PD secondo partito, a contendersi la leadership nell’amministrazione cittadina (dove notevole è la posizione di Diritti in Comune). Ma la nota più preoccupante rimane sempre il dato sull’affluenza, e non solo a confronto con le altre votazioni europee (l’Italia era un paese fortemente europeista: nella prima votazione partecipò l’82,5%; ieri il 49,7% con una regressione costante negli anni). Quella che un tempo era considerata una possibilità della democrazia, manifestare il proprio dissenso astenendosi dal voto o un effetto di democrazia matura, oggi viene letta come una vera disillusione e un allontanamento dei cittadini dalla politica. La democrazia rappresentativa di stampo liberale come l’abbiamo conosciuta nel ‘900 presenta crepe e tensioni sia nella parte sostantivale (democrazia) che in quella aggettivale (rappresentativa). Ma sappiamo che la democrazia delude perché crea troppe aspettative in gruppi diversi e distinti, troppe domande cui non riesce sempre a dare risposte: è la bellezza della varietà, della differenza, della diversità che riesce ad esprimersi là dove ci sia piena libertà di espressione, come la democrazia sola permette, è la società definita pluralista e poliarchica. Le elezioni amministrative, poi, hanno messo in evidenza un altro fenomeno: l’affluenza alle urne che nel primo turno (8-9 giugno) era stata del 63% circa è precipitata al 47,7% al secondo turno, dimostrando l’incapacità del ceto politico di coinvolgere la popolazione cittadina nel dibattito sulle politiche territoriali. Una risposta errata sarebbe quella proposta da una certa parte politica di superare l’ostacolo cercando non di combattere l’astensionismo con una maggiore partecipazione collettiva alle scelte e alle politiche cittadine ma di aggirarlo addirittura, eliminando il secondo turno. Si deve forse ricordare ai politici che in democrazia la volontà generale del popolo si esprime con la maggioranza assoluta del 50% + 1 voto? Quindi, vanno cercati rimedi, e tra le vane, e spesso inutili, discussioni di democrazia diretta o deliberante ricordiamo che esiste una democrazia partecipata in cui si cerca il coinvolgimento dei cittadini in forma attiva. Ciampino, nel 2015, si è dotato di uno strumento importante di democrazia: Il Regolamento dei Comitati di Quartiere stabiliti in numero di nove. Qui potrebbero nascere occasioni di partecipazione, di comunicazione con il Comune, di fare domande e attendere risposte. Ma che fine hanno fatto? Quanto durano in carica e si rinnovano? Come vengono coinvolti nelle decisioni comunali? Tutte domande che meriterebbero una risposta. E soprattutto una pubblicità e una condivisione molto maggiore.

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