di Michele Di Giorgio
Entro insieme ad Anna la moglie del mio amico Bruno nello studio di architetto in punta dei piedi attento a non calpestare stupidamente ricordi, attento allo stesso tempo nel cercare indizi come un indagatore giallista che si muovesse a scoperte importanti, munito di referente attenzione alle cose che lui stipava in questo luogo, indizi di una vita dedicata alla professione.
E questo momento lo associo personalmente alla dolorosa esperienza che ho vissuto dopo la morte di mio padre, quando dovetti mettere a posto tutti i faldoni e i tomi che lui minuziosamente conservava inerenti lea costruzione della nostra palazzina con gli atti di rogito e tutte le incombenze legate alla costruzione della palazzina dove abitiamo qui a Ciampino. Ecco mi sono trovato nella stessa intimità di una vita dedicata al lavoro con fotografie e progetti che sembrano ora trofei che la morte ruba e porta via e affinché la morte non vinca occorre esercitare l’esercizio del ricordo e così penso a Bruno come ad un piccolo grande di Ciampino che ha voluto partecipare alla costruzione di questo paese, poi diventato cittadina, in prima persona, e dargli quella dignità che è sua propria, allora se non vogliamo morire anche noi dobbiamo ricordarlo quale primo urbanista della città, o forse secondo visto che Ciampino nasce all’inizio del novecento con l’idea di un agglomerato considerato “Città giardino”, con una pianta urbanistica di gran riguardo verso la natura e che invece il periodo della seconda guerra mondiale modificò in funzione di più importanti eventi e della successiva ricostruzione dovuta ad un nuovo inaspettato boom demografico degli anni 60. Bruno architetto Fioravanti seppe cogliere questo lascito e si inserì nella storia della città con la sua capace professione da una parte e dall’altra di singolo cittadino abitante, nell’individuare la nuova filosofia di vita cittadina consegnando negli anni 70, mosso dalla richiesta dell’allora sindaco Giovanni Venditti, dopo la separazione dal comune di Marino, un nuovo piano regolatore urbanistico alla città che fosse più agevole ed in linea con la nuova modernità, considerando le nuove pregnanti richieste abitative della gente, sospinto sopra tutto dai freschi studi della facoltà di architettura di Valle Giulia ed alunno del noto professore Perugini.
Entro nella penombra e vedo ancora un tavolo tecnigrafo (soppiantato ora sappiamo dalla nuova metodologia informatica di autocad) e sembra voglia dirci che qui risiede la grazia dei momenti di riflessione e come le mani di una ricamatrice le linee tracciate sul tavolo di Bruno regalavano forma ed altrettanta grazia ai volumi. Abbraccio in questo giro che faccio idealmente Anna che mi introduce in questa intimità di cui percepisco tutta la dolorosa necessaria esperienza del commiato. Mi rigiro nel suo studio e percepisco la parte più vera del mio amico che è stata quella di dare grazia a delle linee matematiche di per se aride, ed anche la persona semplice, buona e brava che era, attento agli affetti familiari ed amicali. Adesso ne sono più che mai convinto: è stato un Ciampinese di grande qualità, dobbiamo ricordarlo così, grazie Bruno.