di Michele Di Giorgio

Entro nella casa di Angelo Nazio sapendo solo che è stato partigiano, che ha 98 anni e che ha una mente lucidissima, Angelo, che non conoscevo, mi accoglie nella sua casa qui nel centro di Ciampino grazie alla carta da visita di “Tempi Nuovi”. Mi appare, mentre mi accompagna in soggiorno robusto, nonostante l’età, e capisco dal suo parlare fluente che da giovane deve essere stato bello tosto fisicamente e resiliente nelle sue idee. La vita di ognuno di noi naturalmente merita rispetto ma quando ci si trova di fronte ad un anziano, con l’età di Angelo, sembra di stare di fronte ad un grande sciamano alla ricerca di parole di verità che contribuiscano a veder chiaro non solo i tempi andati ma sopra tutto quelli a venire. E poi è un fatto di orgoglio e di appartenenza l’individuazione, qui a Ciampino, di un pezzo di storia che è e vuole essere anche nostra.

Nel contesto generale dell’allora Fascismo doveva essere difficile sviluppare convincimenti contrari alla politica perseguita in quegli anni da Mussolini, quindi mi accomodo sulla poltrona che mi offre pieno di domande da cui aspetto risposte rivelatrici. Come se lui mi avesse immediatamente capito, sapendo il motivo della visita, parte subito in attacco dicendomi: “Il fascismo non l’ho mai sopportato… manco da bambino… dice ridendo. Sono nato a Roma nel quartiere Giardinetti il 3 novembre del 1925 e le idee socialiste erano molto forti nella mia famiglia pur cattolica. Mio padre originario di Capranica Prenestina era scappato dal paese perché perseguitato dai fascisti che lo volevano schierato obbligatoriamente dalla loro parte, mentre mio padre, spirito libero, non sopportava gli atteggiamenti autoritari della gioventù fascista delle camicie nere, per cui si spostò con mia madre in un casolare di periferia di una Roma antica ed agreste, ora scomparsa, facendo quel che sapeva fare ovvero il fattore. Così nacqui io e devo dire che il raduno dei balilla in età scolare era un obbligo sociale che non sopportavo, non era una festa come molti dicevano era una imposizione cui era difficile sottrarsi. Ricordo una volta di aver parlato di Matteotti e la maestra romagnola rise indispettita dicendo: Matteotti è stato ammazzato dai sui stessi compagni! Arrivato a 17 anni ci fermarono una sera a me e ai miei amici e ci portarono in commissariato. Ci tennero fermi per qualche ora con la motivazione di “adunata sediziosa” solo perché eravamo in quattro, uno di troppo. Erano tempi difficili in cui si aveva paura anche dei delatori…” E’ un fiume in piena e risponde alle domande che avevo pensato di rivolgergli prima ancora che io le abbia formulate, (mostrando sagacia nonostante l’età e anche un pizzico di ironia) “…arriva l’8 settembre e io dovevo partire per il servizio obbligatorio di leva ma scappai e feci il renitente, scappai da Roma e mi diressi lì nell’unico posto dove potevo avere degli appoggi, quindi Capranica Prenestina, dai parenti e poi successivamente alla macchia dove trovai altri fuggiaschi come me e formai un manipolo di 7 uomini  con l’intento di dar fastidio alle truppe tedesche che consideravamo occupanti e svolgevamo azioni di disturbo ma anche di trasporto di armi o di messa in sicurezza di soldati americani che si erano persi : da noi non c’era una vera e propria organizzazione partigiana come al nord ma fummo ugualmente efficienti e svolgemmo un ruolo importante. Io ad esempio non avevo un nome di battaglia, né la mia formazione di cui successivamente divenni comandante.”

Si ferma un attimo riflette e poi mi dice: “Chi ha vissuto vicende così dolorose, come è successo a me, oggi non può volere il male di nessuno.” Angelo prosegue raccontandomi tante piccole storielle e aneddoti ed anche dell’amore, veramente questa volta su mia specifica domanda, e mi racconta della sua fidanzatina del tempo che con la resistenza non c’entra proprio nulla ma ha tutta la tenerezza di un momento straordinario che è quello della gioventù che passa e poi non torna più…ma ci tiene a dirmi: “Ero serio con le ragazze, e mia moglie Rosina l’ho conosciuta e l’ho sposata e siamo stati insieme così 68 anni poi tre anni fa lei se ne è andata.” Mi rendo conto che un articolo sia pure lungo non darebbe il giusto rilievo a tutte le cose che mi sta raccontando mentre io dovrò rassegnarmi a realizzare un “bignami” di articolo e lo vivo con dispiacere, perché meriterebbe un’attenzione più approfondita, certamente superiore a quella di un semplice riassunto che poi è giusto il tempo di un caffè che Angelo mi sta offrendo e penso: Magari ci fossero ancora e sempre Angeli così”.

Caro Angelo ci rivediamo per i tuoi prossimi 100 anni, allora si, sarà la festa di tutti i Ciampinesi.

 

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