Pasquale è un artista autodidatta, vero, puro. Il dipingere per lui è trasferire – tramite il colore – con forza, direi pure con violenza, le sofferenze e le speranze della sua vita. Se lo incontri per strada – situazione oltremodo piacevole perché dandoti la mano dice sempre: “o vuo’ o ccafé?” – non diresti mai che dietro quel sorriso ci sia qualcosa che va male. Non lo fa pesare, lui non angustia gli altri coi suoi problemi. Poi, quando vedi i suoi dipinti, allora ti rendi conto di questa anima sensibilissima che si esprime con tratti che sembrano sciabolate. Nella sua esperienza artistica è passato da un primitivo figurativo al naif, per poi cercare di trovare una dimensione nell’astratto. Ma in questo suo percorso c’è una costante: la disperata ricerca di fuga dalla solitudine umana. Nessuna figura antropomorfa nei suoi quadri, e non per imperizia: ma per disillusione. Lui rivolge sempre il suo sguardo soprattutto alla Natura che, con i suoi colori, dona gioia e serenità.